PAPA FRANCESCO

Omelia di fr. Francesco Patton, Custode di Terra Santa – 23 aprile 2025 – Santo Sepolcro – Pro Papa Francisco

Nella luce della Pasqua
At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

  1. “E per favore ricordatevi di pregare per me” era questa la frase con cui papa Francesco amava concludere gli incontri con singoli e con gruppi di persone. A noi sembrava strano che il papa ci chiedesse di pregare per lui ma per lui era invece naturale chiedere il sostegno del popolo di Dio attraverso la preghiera.
  2. Beatitudini, Eccellenze, rappresentanti delle varie Chiese, (rappresentanti dell’Ebraismo e dell’Islam), autorità civili e membri del corpo diplomatico, religiosi e religiose, fratelli e sorelle in Cristo, oggi siamo qui riuniti proprio per pregare per papa Francesco, per celebrare questa Eucaristia in suo suffragio. Siamo qui a pregare per lui perché possa essere accolto in quell’abbraccio misericordioso del Padre di cui ci ha così spesso parlato e siamo qui anche per chiedere a lui di pregare per noi nella prospettiva della comunione dei santi.
  3. Siamo nei giorni dell’ottava di Pasqua, che per la liturgia sono come un unico giorno, l’unico giorno della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo e del suo trionfo sulla morte. Noi siamo qui davanti al sepolcro vuoto di cui lo stesso papa Francesco ci ha voluto parlare nel suo messaggio “Urbi et Orbi” del giorno di Pasqua. È un messaggio che ha il sapore del testamento spirituale e del congedo; è un messaggio che illumina della luce pasquale ciò che stiamo celebrando: “Dal sepolcro vuoto di Gerusalemme giunge fino a noi l’annuncio inaudito: Gesù, il Crocifisso, «non è qui, è risorto» (Lc 24,6). Non è nella tomba, è il vivente! L’amore ha vinto l’odio. La luce ha vinto le tenebre. La verità ha vinto la menzogna. Il perdono ha vinto la vendetta. Il male non è scomparso dalla nostra storia, rimarrà fino alla fine, ma non ha più il dominio, non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno” (Urbi et Orbi).
  4. Per tutti noi che, in questi dodici anni, abbiamo potuto apprezzare la sua vicinanza alla gente semplice e la sua umanità ma anche la sua profondità e la sua radicalità nel vivere e nel predicare il Vangelo, questo è certamente un momento di sofferenza, perché ci sentiamo improvvisamente e temporaneamente senza una guida. Però dovrebbe tornarci alla memoria l’esortazione di papa Francesco a mettere al centro della nostra attenzione e anche della nostra devozione non tanto la sua figura, la figura del Vicario di Cristo, ma Cristo stesso. In questi dodici anni, annunciare al mondo la gioia del Vangelo, ha significato per lui annunciare che la nostra vita trova senso solo nella relazione con Gesù Cristo morto e risorto per noi, solo se il Cristo Risorto è al centro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, delle nostre scelte e delle nostre azioni.
  5. Noi tutti che viviamo in Terra Santa sentiamo di avere un profondo debito di riconoscenza nei confronti di papa Francesco. Lui si è interessato di noi fino alla fine. Ci ha portato nel cuore fino all’ultimo giorno. Ha gridato invocando per noi la pace fino al suo ultimo respiro. Sono commoventi le parole che lui, nel giorno di Pasqua, ha rivolto al mondo intero pensando a noi: “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dal Santo Sepolcro, Chiesa della Risurrezione, dove quest’anno la Pasqua è celebrata nello stesso giorno da cattolici e ortodossi, s’irradi la luce della pace su tutta la Terra Santa e sul mondo intero. Sono vicino alle sofferenze dei cristiani in Palestina e in Israele, così come a tutto il popolo israeliano e a tutto il popolo palestinese. Preoccupa il crescente clima di antisemitismo che si va diffondendo in tutto il mondo. In pari tempo, il mio pensiero va alla popolazione e in modo particolare alla comunità cristiana di Gaza, dove il terribile conflitto continua a generare morte e distruzione e a provocare una drammatica e ignobile situazione umanitaria. Faccio appello alle parti belligeranti: cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi e si presti aiuto alla gente, che ha fame e che aspira ad un futuro di pace!” (Urbi et Orbi).
    Papa Francesco non ha mai dimenticato nessuno di noi che viviamo in questa Terra Santa e tormentata, soprattutto non ha mai dimenticato i più vulnerabili e i più sofferenti. Non ha mai scelto la facile via dell’equidistanza salomonica, ma quella dell’empatia e della compassione, che sente come propria la sofferenza di ogni singola persona: quella di chi ha perso un familiare come quella dell’ostaggio, quella del bambino colpito dalle bombe poco intelligenti e quella della madre che non ha più lacrime per piangere un figlio che non potrà più rivedere, o abbracciare o nutrire.
  6. Tutti noi possiamo e dobbiamo raccogliere, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, dai più grandi ai più piccoli, dai leader religiosi a quelli politici, le parole che papa Francesco ci ha consegnato come ultime, come testamento e come eredità spirituale: “Nessuna pace è possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui. Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo. La luce della Pasqua ci sprona ad abbattere le barriere che creano divisioni e sono gravide di conseguenze politiche ed economiche. Ci sprona a prenderci cura gli uni degli altri, ad accrescere la solidarietà reciproca, ad adoperarci per favorire lo sviluppo integrale di ogni persona umana” (Urbi et Orbi).
    La Pasqua che noi celebriamo, non ha solo una dimensione religiosa, ma ha anche una dimensione politica e nessuno può dirci che queste sono semplicemente belle parole di un idealista illuso che non sa come funziona il mondo e come procede la storia. No! Queste sono le parole di un uomo che crede nella potenza trasformante della Pasqua, della risurrezione di Gesù Cristo, che sconfigge il male alla radice, che vince la morte e tutti gli strumenti di cui la morte si serve per rovinare il progetto di Dio, che è quello di un’umanità pacificata e fraterna, in cui ogni persona è riconosciuta e rispettata nella sua dignità irriducibile di figlio e figlia di Dio.
  7. Papa Francesco ha detto tante volte a noi predicatori di non annoiare le persone con omelie troppo lunghe, ma di concentrarci su un’idea, su un sentimento, su un’immagine.
    Mi sono permesso di riproporvi l’idea centrale del Vangelo e della Pasqua, che è l’idea che il Cristo Risorto sconfigge la morte e il male in tutte le sue manifestazioni e realizza una forma di pace che è riconciliazione e promozione della vita.
    Vorrei che da papa Francesco imparassimo a interiorizzare quel sentimento di misericordia che ha caratterizzato la sua predicazione e i sui gesti e che nel nostro contesto di vita vuol dire tornare ad essere umani nel provare compassione, perché altrimenti non riusciremo nemmeno a trovare pace.
    L’immagine che desidero consegnarvi è quella di questa tomba vuota, è l’immagine della morte finalmente sconfitta, che lo stesso papa Francesco ci ha consegnato nel suo ultimo messaggio: “nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempre (cfr Sequenza pasquale) e ci infonde la certezza che anche noi siamo chiamati a partecipare alla vita che non conosce tramonto, in cui non si udranno più fragori di armi ed echi di morte. Affidiamoci a Lui che solo può far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)!” (Urbi et Orbi).
    Buona Pasqua, fratelli e sorelle, buona Pasqua, papa Francesco!